premio Fontanella di Roma il diario di angela: stage 3 Siamo al liceo artistico Caravillani e oggi, per la prima volta, c'è il nostro responsabile di area tecnica, Duccio, strappato al suo divano e al suo giocattolo preferito, il computer collegato al videoproiettore. Anzi, li ha portati in un borsone perchè il Caravillani non ha attrezzatura di nessun tipo. Siamo nella palestra, al piano interrato, ricavata da due aule messe insieme. E' il nostro primo "underground" ma è anche una situazione familiare; perfino Filippo che di noi è il più giovane, si sente a casa, la sua scuola era così, senza attrezzature, con i muri vecchi, sufficientemente scalcinata da essere "scuola". Tutto sommato i ragazzi delle periferie hanno il vantaggio di edifici nuovi e attrezzati. In fondo alla sala c'è una cassa amplificata, vecchiotta; ma non a caso abbiamo i tecnici del suono: Filippo e Pierpaolo attaccano un piccolo ultraprofessionale mixer al PC di Duccio, collegano un radio microfono alla vecchia casa e oplà! il gioco è fatto! Ci sentiamo a casa, andrà tutto benissimo, ci divertiremo un mondo. E inoltre oggi si annuncia un piccolo evento nell'evento, lo annuncio come sorpresa. Enzo De Camillis, lo scenografo che oggi è con noi, ha studiato proprio in questo liceo artistico. All'annuncio i ragazzi scoppiano in un clamoroso applauso, tifo da stadio. E poi Enzo racconta un pezzo della sua vita: è il cugino di Alessandro Caravillani, il ragazzo 17enne alunno della scuola, ucciso a bruciapelo dalla terrorista fascista Francesca Mambro durante una rapina, passava per caso, alunno di questa scuola che gli è stata intestata. Ma lo show continua: oggi è di nuovo con noi Andrea Viotti, costumista, anche lui vene da un liceo artistico "ma io l’ho fatto via Ripetta". I ragazzi sono incantati, scenografia e costumi sono per loro un possibile sbocco professionale in linea con la loro formazione scolastica. Ci sommergono di domande. Faranno, fra l'altro un grosso lavoro: ci sono una serie di gruppi che producono ognuno un corto e una commissione interna selezionerà quello che parteciperà al nostro concorso. Ci chiedono consigli, diamo i nostri numeri di telefono, ci chiameranno per un incontro successivo. Sono incantata dalla generosità di questi professionisti del cinema. Ognuno di loro è un maestro, un nome di fama più che nazionale, il loro lavoro è apprezzato in tutto il mondo e altamente qualificato (e retribuito) eppure hanno aderito alla nostra iniziativa in via gratuita, con il solo interesse che la cosa abbia un futuro, che nelle scuole si possa fare "cultura cinematografica". Fanno il loro lavoro con passione, è anche facile perchè è un lavoro che non può non appassionare, ma sono qui tutte le mattine, si alzano presto, restano in aula per ore, aspettando che parlino i colleghi, ascoltando i ragazzi. Fossero altri tempi, non sarebbe strano; ci sono stati anni di passione politica, di passione culturale... Ma i nostri sono anni di reality, di tensione e attenzione al piccolo utile personale (anche perchè il benessere è diminuito e il tempo mai come adesso è stato denaro, per chi è ancora fortunato a poterlo computare così), sono anni di piccolo egoismo. E vedere queste persone serene ed entusiaste sta diventando una lezione di vita per noi tutti. I miei educati, doverosi e sentiti "grazie" sono nulla. Sarà il cinema, ma questa è gente veramente bella e generosa. Passerò con loro tute le mattine di questa settimana, li sento ogni sera tutti per confermare gli appuntamenti del giorno dopo, per fare il punto delle attrezzature, del cavetto che sarà bene portare... è un po' come sul set: mi sembra di vivere con loro e so che mi succederà come alla fine dei documentari girati, il giorno dopo avrò la crisi di abbandono, la sindrome da assenza, come le partorienti. Ho detto a Roberto che la prossima settimana mi mancheranno tanto che mi troverà alla barra davanti a Cinecittà, in lacrime. Va citato ancora Duccio per aver retto con magnifico a plomb la citazione da "Kill Bill 2", la sequenza dove lei viene sepolta, che i tecnici del suono hanno scelto per dimostrare come Tarantino ha raccontato tutto attraverso il suono praticamente a schermo nero perchè la macchina è dentro la bara. Duccio non solo è stato strappato al suo divano, ma soffre anche di claustrofobia. Saranno altri due stage di sofferenza |